Pablo Larraín, classe '76 è un regista cileno.
Esordisce alla regia nel 2006 con Fuga, a cui segue l’anno successivo Tony Manero, presentato al Festival di Cannes 2008. Nel 2010 a Venezia, presenta Post Mortem.
Il successo internazionale arriva nel 2012 quando esce No (No – I giorni dell’arcobaleno), premiato alla Quinzaine des Réalisateurs a Cannes e nominato agli Oscar come Miglior Film in Lingua Straniera, con protagonista Gael Garcia Bernal. Un film di protesta che l'attore protagonista ha sottolineato come "necessario".
Tre anni dopo, 2015 ,presenta e vince il Gran Premio della Giuria al Festival di Berlino con Il Club e l’anno seguente dirige di nuovo Bernal in Neruda.
Fin dagli esordi si nota nelle sue regie la centralità del protagonista, seguito quasi come in un documentario, in ogni frammento della sua esistenza. Il personaggio, è tanto al centro del racconto, da far dimenticare il contorno. Eppure, spazi chiusi e aperti, sono curati nel dettaglio e le fotografie, quasi sempre opache ma affascinanti, risaltano.
Con Jackie, 2016, iniziano i biopic femminili, composti -per ora- da Jackie, Spencer e Maria. Donne tormentate, forti ma sole. Donne che hanno saputo lasciare qualcosa al contemporaneo oltre alla loro immagine di "diva" che il regista sembra voler proprio far loro abbandonare. Larraín spiegherà che il suo è un interesse volto a mostrarci il lato più intimo di queste grandi donne che hanno affrontato forti crisi interiori.
Sempre nel 2016 torna a Venezia con Jackie, il biopic interpretato da Natalie Portman, nominato a quattro Oscar, Miglior Film, Migliore Musica, Attrice protagonista e Migliori Costumi, seguono Ema e la serie Lisey’s Story (La storia di Lisey).
Sempre a Venezia, nel 2021, presenta il biopic Spencer, con Kristen Stewart.
In attesa di Maria, con protagonista Angelina Jolie nel ruolo della soprano Maria Callas, il suo pentultimo film, El Conde,è disponibile su Netflix.
Commenti
Posta un commento