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I, Daniel Blake



Dopo aver avuto un infarto sul luogo di lavoro, Daniel Blake non può lavorare e deve chiedere l'indennità per poter ottenere un sussidio....qualcosa va storto e la sua vita prende una piega dolorosa...





Il film si apre con un'intervista che viene fatta a Blake da una professionista della sanità. in seguito all'infarto l'uomo non può lavorare e non ricevendo salario deve chiedere un sussidio per vivere. Il percorso per questo sussidio è talmente complicato che finisce per ritorcersi contro Daniel che, costretto a veder sfumare la sua indennità di malattia per un solo punto (su 15!) deve ricominciare la procedura burocratica.

Ambientato a New Castle, in uno dei luoghi tanto cari al regista inglese, il film alterna le peripezie burocratiche di Daniel all'incontro con una giovane mamma single, con cui stringerà una salda amicizia . Entrambi soli, senza soldi, si appoggiando l'uno all'altra, vivendo un rapporto che sfocia nella dinamica padre-figlia. la ragazza madre, sola con due figli, trova in Daniel il conforto di cui ha bisogno, la spalla su cui appoggiarsi nei momenti di sconforto; Daniele invece, vedovo da molto tempo, trova in Katie la figlia che non ha mai avuto, la speranza per i suoi giorni futuri.

Raccontato con la straordinaria umanità del personaggio, Daniel Blake è una figura neorealista, uno di quegli ultimi che cerca un riscatto che la vita non vuole dargli. Costretto a non poter accettare altri lavori , pena una severa multa, assistiamo all'annichlimento di questo uomo che pur di vivere arriva a disfarsi del mobilio della propria casa, fino a manifestare , apertamente, la propria condizione sul muro del luogo che lo priva di tutto.

Da sempre attento al contemporaneo, Ken Loach denuncia lo sconforto dell'individuo causato dalla severa burocrazia dello stato inglese che mette in lunghe condizioni di attesa chi ha veramente bisogno di sostegno fino a privarlo della propria dignitià.
La commozione suscitata dalla figura di Danie, umana, paterna, sincera, vera a tratti ricorda davvero i personaggi a cui ci aveva abituato il neorealismo italiano, come se in Blake ci fosse uno dei protagonisti di Vittorio De Sica a cui la vita post bellica aveva fatto brutte ritorsioni.

Con la maestria narrativa di cui Loach è padrone, la storia di Daniel Blake è un pugno allo stomaco, un incubo sul grande schermo se si pensa che oggi c'è chi viene ostacolato dalla giustizia.

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