La buona opera prima dei fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio, con un grandioso Roberto Herlizka ed una fotografia che lascia spazio all'immaginazione.
Luminita (Olimpia Melinte), una giovane clandestina, vive la sua giornata all’interno dell’ospedale in cui ruba ai malati o ai loro visitatori; la sera torna alla baraccopoli dove consegna tutto quello che ha trovato durante la giornata e viene rinchiusa a dormire nel retro di un furgoncino. Mentre i giorni passano osserva sempre di più un anziano ricoverato (Roberto Herlitzka), lo deruba, lo segue fino a casa quando viene dimesso, aggredendolo improvvisamente…Sette opere di misericordia è un’opera dei fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio, particolare perché l’andamento del film è scandito dalle sette opere di misericordia corporali - dalle quali prende appunto il titolo - che descrivono il particolare rapporto tra la giovane e l’anziano. Se fin dall’inizio si teme per la vita di quest ultimo, dopo l’incontro-scontro con Luminita, pian piano si riesce a capire la natura della ragazza, determinata a cambiare, ad avere una nuova vita anche a costo di commettere dei gravi errori. La particolare assenza di dialoghi, i pochi personaggi della pellicola e di gesti semplici ma sofferti che compiono, evidenziano completamente il significato insito all’interno del film che riesce a far riflettere lo spettatore.Ovviamente parliamo di un’opera particolare, che va vista e forse anche più volte ma che riassume nei gesti, nelle espressioni una storia semplice ed anche contemporanea, quella che non siamo tutti così diversi e che spesso l’incomunicabilità, fisica, politica, mentale può essere superata grazie al silenzio ed alla bellezza dei gesti genuini verso gli altri. Roberto Herlitzka non è solo un grandioso attore di cinema e teatro che vanta una gloriosa carriera artistica, è un grande interpreta che mette a servizio del suo ruolo il suo corpo, il suo viso, il suo sguardo trascinando le diverse sequenze; di fronte a cotanta maestria non è da meno la giovane Olimpia Melint: i due riescono a trovarsi e a ricreare un importante gioco di sguardi, invadendo l’immagine del loro rapporto, silenzioso ma carico di significati e parole.Sette opere di misericordia è un esempio di cinema di qualità, l’assenza di dialoghi, che inizialmente potrebbe farne disinteressare lo spettatore è funzionale all’esito del film che è carico di momenti simbolici ed emotivi. Siamo sicuramente in un cinema d’autore, con una bellissima fotografia e una struttura tecnica che non deve passare inosservata: i fratelli De Serio, da bravi documentaristi, dosano bene i passaggi tra le varie scene e registrano perfettamente ciò che vogliono che lo spettatore colga ovvero la naturalezza dei sentimenti.Si tratta di una piccola ma preziosa opera che merita di essere vista e di non passare nel dimenticatoio perché un po’ di vero cinema non guasterebbe.
Luminita (Olimpia Melinte), una giovane clandestina, vive la sua giornata all’interno dell’ospedale in cui ruba ai malati o ai loro visitatori; la sera torna alla baraccopoli dove consegna tutto quello che ha trovato durante la giornata e viene rinchiusa a dormire nel retro di un furgoncino. Mentre i giorni passano osserva sempre di più un anziano ricoverato (Roberto Herlitzka), lo deruba, lo segue fino a casa quando viene dimesso, aggredendolo improvvisamente…Sette opere di misericordia è un’opera dei fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio, particolare perché l’andamento del film è scandito dalle sette opere di misericordia corporali - dalle quali prende appunto il titolo - che descrivono il particolare rapporto tra la giovane e l’anziano. Se fin dall’inizio si teme per la vita di quest ultimo, dopo l’incontro-scontro con Luminita, pian piano si riesce a capire la natura della ragazza, determinata a cambiare, ad avere una nuova vita anche a costo di commettere dei gravi errori. La particolare assenza di dialoghi, i pochi personaggi della pellicola e di gesti semplici ma sofferti che compiono, evidenziano completamente il significato insito all’interno del film che riesce a far riflettere lo spettatore.Ovviamente parliamo di un’opera particolare, che va vista e forse anche più volte ma che riassume nei gesti, nelle espressioni una storia semplice ed anche contemporanea, quella che non siamo tutti così diversi e che spesso l’incomunicabilità, fisica, politica, mentale può essere superata grazie al silenzio ed alla bellezza dei gesti genuini verso gli altri. Roberto Herlitzka non è solo un grandioso attore di cinema e teatro che vanta una gloriosa carriera artistica, è un grande interpreta che mette a servizio del suo ruolo il suo corpo, il suo viso, il suo sguardo trascinando le diverse sequenze; di fronte a cotanta maestria non è da meno la giovane Olimpia Melint: i due riescono a trovarsi e a ricreare un importante gioco di sguardi, invadendo l’immagine del loro rapporto, silenzioso ma carico di significati e parole.Sette opere di misericordia è un esempio di cinema di qualità, l’assenza di dialoghi, che inizialmente potrebbe farne disinteressare lo spettatore è funzionale all’esito del film che è carico di momenti simbolici ed emotivi. Siamo sicuramente in un cinema d’autore, con una bellissima fotografia e una struttura tecnica che non deve passare inosservata: i fratelli De Serio, da bravi documentaristi, dosano bene i passaggi tra le varie scene e registrano perfettamente ciò che vogliono che lo spettatore colga ovvero la naturalezza dei sentimenti.Si tratta di una piccola ma preziosa opera che merita di essere vista e di non passare nel dimenticatoio perché un po’ di vero cinema non guasterebbe.
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