nelle sale dal 22 Agosto : Come ti divento bella (I feel pretty).
Per l'occasione, l'analisi dell'interpretazione della Williams che, dopo tanti ruoli drammatici, si cimenta in un ruolo comico, lasciandosi andare ai tempi della Schumer.
La commedia americana da tempo risente di diversi stereotipi e di soliti personaggi che , caratterizzati dalla sfortuna, si cimentano in diverse disavventure dalle quali -più o meno- riescono ad uscire.
in Come ti divento bella, oltre al buon messaggio di sottofondo legato all'immagine, c'è un buon gruppo di attori, capitanati da Amy Schumer e Michelle Williams.
La Schumer, non nuova al genere, avrebbe potuto schiacciare i suoi co-protagonisti con la sua esperienza e la sua grande espressività ma ciò non accade.
accanto a lei infatti compare Michelle Williams.
Un'attrice che non ha bisogno di presentazioni, visto il notevole curriculum che presenta -ha difatti lavorato con grandi registi- nel campo drammatico.
questa però è l'occasione in cui dimostra di nuovo quanto talento possiede, e quanto -forse- sia indispensabile il lavoro di un'attrice tra diversi generi.
in Come ti divento bella, interpreta Avery LeClair, la cui carriera non riesce a decollare a causa del particolare timbro di voce che possiede. Completamente stralunata, la LeClair non sa farsi avanti a causa delle incertezze legate al nome della sua famiglia che spesso ha messo in dubbio la sua bravura. E l'avere un timbro vocale abbastanza non credibile, amplifica le sue frustrazioni.
La Williams, bellissima ed affascinante, coglie l'attenzione non perchè fa sua questa tonalità ma perchè mette il suo personaggio sia fisicamente che mentalmente in un mondo a parte. E' in balia dei suoi pensieri, del suo mondo fatato, dal quale scende solo quando viene chiamata in causa, proponendo nel frattempo pause espressive adatte alla caratterizzazione del personaggio.
Potrebbe essere la 'presenza' del detto espressivo 'il bello che non balla' ,ed invece, sempre nel suo lungo tempo comico, afferma le sue intenzioni, i suoi dubbi e la sua umanità, coinvolgendo gli spettatori nel suo piccolo dramma personale.
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